Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo Martire, Sabato 6 gennaio 2018
Carissimi fratelli e sorelle,
celebriamo oggi la grande solennità dell’Epifania. Epifania che vuol dire “manifestazione”.
Dopo aver celebrato la Solennità della nascita del Dio con noi, oggi celebriamo la sua rivelazione a tutte le genti.
Nel giorno di Natale abbiamo celebrato come Dio, senza perdere nulla della sua divinità, per amore dell’uomo che ha creato a sua immagine si sia fatto carne. Si sia fatto uomo, abbia assunto la natura umana per farsi conoscere agli uomini. Innanzitutto al popolo di Israele, ai pastori di Betlemme, a quanti lo attendevano perché dalla Casa di Davide doveva venire il Re dei Giudei. Si sia fatto conoscere e adorare nel presepio da quanti sapevano che doveva venire il Messia.
A tal proposito mi piace condividere con voi una bella meditazione che ho fatto il giorno di Natale stando a letto con la febbre. Non tutto il male, infatti, vien per nuocere … e così ne ho approfittato per leggere una magnifica Omelia per la Festa del Natale, di Basilio il Grande, intitolata “La generazione di Cristo”.
Basilio scrisse questa Omelia verso la fine del IV secolo. Da una parte per contraddire Ario che diceva che Dio essendo uno non poteva avere fin dall’inizio accanto a sé un Dio/Figlio uguale a sé ma che probabilmente era successivo al Dio Creatore e tutt’al più poteva essere un secondo Dio ma non l’Unico Dio. E ancora con il Vescovo Apollinare di Laodicea che si domandava come potessero stare insieme un vero divino e un vero umano senza intaccarsi reciprocamente nella loro specificità. Per forza una natura doveva soccombere all’altra. O la divina a quella umana o quella umana alla divina.
Ebbene il grande Basilio dice no. E lo dimostra con un esempio bellissimo che ci dice la forza del mistero dell’incarnazione davanti al quale non c’è tanto da sondare con l’intelligenza ma soltanto da porsi con lo spirito di adorazione che ebbero i Magi.
Basilio fa l’esempio del fuoco e del ferro. E dice che come il fuoco quando avvolge il ferro trasmette al ferro tutte le sue qualità fino a renderlo incandescente, uno con lo stesso fuoco, così anche Dio quando prende la natura umana. Rimane Dio e trasmette all’umanità che assume tutte le caratteristiche di Dio, la medesima divinità, la sua stessa immutabilità, la sua stessa impossibilità di essere degradato a causa del tempo e della materia perché eterno e rimarrà tale per sempre. Dopo l’incarnazione egli infatti patirà, morirà ma risorgerà e continuerà a inondare con il suo Spirito l’umanità.
È bellissima questa immagine: Dio si incarna ma è lo stesso unico Dio che viene a noi e si manifesta. È Dio che è Trino ma uno, che è fuoco ma che non perde nulla di se stesso nonostante renda incandescente, comunichi se stesso alla nostra umanità affinché, fattosi uomo, possa scaldare il cuore e rivelarsi, farsi conoscere come un Dio fedele alla sua creatura, che ama, a tutti coloro che lo incontreranno nella storia in attesa della manifestazione finale, quando si farà contemplare faccia a faccia da ciascuno di coloro che avranno creduto in Lui.
Oggi contempliamo e adoriamo lo stesso mistero ma mettendoci dalla parte delle “genti”, dei pagani ai quali il mistero dell’amore di Dio che si fa carne per noi si è rivelato e ancora si svela gradualmente.
Potremmo dire che tra il Natale e l’Epifania è come quando vediamo la luce di un lampo e poi, dopo un po’, sentiamo il rumore del tuono poiché la luce viaggia a una velocità superiore del suono. L’evento è il medesimo ma la percezione è a due tempi.
A Natale il Mistero si è rivelato ai pastori di Betlemme, nell’Epifania si manifesta a dei saggi non appartenenti al popolo eletto, venuti da lontano, guidati da una stella, dalle Scritture e da un sogno.
Cari amici come per i Magi anche per noi può accadere questo. Dio si è manifestato nel mondo, nella carne ma la comprensione del Mistero non è contemporanea. È accaduta nella storia nell’anno zero della nostra storia. Ma prima si è fatta conoscere ai pastori appartenenti al popolo eletto e poi e solo poi ai Magi e ancora questo Mistero si rivela progressivamente nella storia. Non perché la rivelazione non sia compiuta ma perché Dio attende i nostri tempi, attende che anche noi seguiamo la stella, le scritture, il sogno e giungiamo ad adorarlo, a riconoscerlo vero, vivo, nella nostra storia. Riconoscerlo come un Dio non imparato sui libri di catechismo ma un Dio che si vuol far conoscere progressivamente a tutta l’umanità che è chiamata progressivamente a cercarlo – come i Magi – e ad adorarlo riconoscendo in Lui la regalità, la divinità e l’umanità in maniera congiunta e indivisibile. Riconoscendo in Lui Colui che solo – se in Lui crederemo – ci garantisce la vita eterna!
Anche noi, dunque, stasera lasciamoci muovere nella ricerca di questo Dio che si è fatto uomo per incontrarci dalla luce della stella amica. Una luce triplice, potremmo dire.
La luce della stella, poi la luce delle Scritture come dissero i Magi a Erode il quale, consultate le Scritture medesime, disse che sì, il Messia sarebbe nato a Betlemme di Giuda. E infine la luce del sogno nel quale i Magi vengono avvertiti di non tornare da Erode ma di far ritorno per un’altra strada al loro paese.
Cari fratelli e sorelle lasciamoci interpellare anche noi oggi da queste luci che illuminino esse la nostra ricerca, una ricerca che vi auguro sempre attiva, viva, mai data per scontata del Dio di Gesù Cristo!
C’è anche oggi una Parola di Dio che ci raggiunge nel sogno. Per tutti è la voce della coscienza, che se la lasciamo parlare nella verità, se l’ascoltiamo con rettitudine e la ascoltiamo apertamente sa dire anche oggi, all’uomo di oggi, a noi, che Dio c’è, ci ama, ci cerca mentre noi lo cerchiamo!
Poi c’è una Parola di Dio che ci raggiunge attraverso la stella della creazione. Che ci parla di Dio nella natura, nelle cose belle che ci circondano e anche in quelli che chiamiamo segni dei tempi.
E poi c’è la Parola di Dio delle Sacre Scritture alle quali per trovare Dio dobbiamo dare più ascolto personale e comunitario, maggior spazio nella nostra vita.
Cari fratelli e sorelle, i Magi hanno guardato queste luci e sono giunti ad incontrarsi con Dio che nella carne si è voluto e si vuole far incontrare anche oggi da tutti!
Non una favola – dunque –, non una cosa del passato il Natale e l’Epifania ma qualcosa di contemporaneo e valido sempre e per tutti – nessuno escluso –.
A noi, come ai Magi, il compito di continuare a cercare, scrutare i segni, le luci che ci guidano a Dio e poi adorarlo ossia assoggettare a Lui le nostre vite donandogli oro, incenso e mirra riconoscendolo così nostro re, Dio, e uomo destinato a morire per poi risorgere per sempre. A noi il compito di non cessare mai di approfondire la ricerca e l’esperienza del trovarlo provando un’intima e grandissima gioia, la gioia che ci fa vivere come cristiani, che dovrà contagiare chi incontreremo, che potrà far cambiare il nostro mondo dove anche oggi Erode, i tanti erodi della storia, sembrano volerla far da padroni ma in realtà rimarranno sconfitti dall’Amore e dalla Pace che Dio è venuto a portare per sempre sulla terra. A noi basta accoglierla! Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli